L’acqua ossigenata (H2O2) al giorno d’oggi è utilizzata come disinfettante per escoriazioni, ferite e ulcere.
E’ possibile acquistarla in farmacia o al supermercato nel formato classic e la sua concentrazione varia dal 3% al 6% mentre dosi maggiori di perossido di idrogeno devono essere diluite o utilizzate con le dovute precauzioni, essendo corrosiva e abrasiva. La caratteristica che tutti ricordiamo dell’acqua ossigenata sono indubbiamente le bollicine, che si formano quando viene versata su una ferita: esse nascono per via dell’enzima denominato catalasi che scinde la composizione del preparato liberando l’ossigeno, ciò comporta che la parte del tessuto necrotizzato si stacchi portando in superficie lo sporco delle ferite da caduta come terra, erba e batteri. In genere i fornitori per laboratori di analisi chimiche indicano la concentrazione percentuale dell’acqua ossigenata, mentre i produttori di articoli destinati all’uso domestico indicano i “volumi“.
Qui di seguito è riportato un elenco con le due misure di concentrazione a confronto:
Ma vediamo in quali altri modi possiamo usarla:
IMPORTANTE: Prima di ogni utilizzo, sarebbe meglio contattare il proprio medico oppure uno specialista. Inoltre è necessario utilizzare l’acqua ossigenata DILUITA. (Salute e Benessere)
Molti credono che il caffè faccia passare il mal di testa ma solo se si tratta di emicrania. Vero o falso?
L’abbiamo chiesto al dr V. Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas.
VERO Il caffè aiuta a far passare il mal di testa ma solo se l’attacco è causato dall’emicrania e non da un mal di testa di tipo muscolo tensivo. Il caffè infatti svolge un’azione vasocostrittrice che aiuta a ridurre i sintomi dell’emicrania più che aiutare in caso di mal di testa, anche nota come cefalea muscolo tensiva, più legata a stili di vita scorretti che non ad una vera e propria patologia. In questo caso, infatti, il caffè potrebbe addirittura far aumentare il mal di testa in base al motivo per cui insorge. In ogni caso, il ricorso al caffè, meglio senza zucchero, deve essere moderato perché, se da una parte può aiutare a contrastare la vasodilatazione che aumenta l’emicrania, dall’altro può favorire l’insonnia a causa della caffeina e quindi aggravare l’emicrania. In caso di mal di testa invece del caffè può aiutare assumere una camomilla o una tisana rilassante soprattutto se la causa della cefalea muscolo tensiva è un’arrabbiatura o una situazione di stress. Quando il mal testa compare la sera, fare una passeggiata prima di andare a dormire può aiutare sia in caso di emicrania che di cefalea muscolo tensiva tenendo sempre in considerazione che nell’emicrania il sollievo per il paziente dipende anche dal non sentirsi costretto a fare nulla che non voglia. Infatti chi soffre di emicrania è più predisposto a vedere esasperati i sintomi dell’emicrania stessa se si sente costretto a fare qualche cosa anche se si tratta di una passeggiata o bere un caffè.”
(Salute, Humanitas)
Per il mal d’auto attenzione all’orario di partenza, agli spuntini e alle condizioni ambientali. In alcuni casi è possibile somministrare farmaci su consiglio del pediatra
Il mal d’auto, soprattutto nei bambini, rischia di rovinare l’inizio delle vacanze estive. Tecnicamente gli esperti la chiamano “cinetosi”, ovvero una sensazione di nausea che tende a presentarsi in tutte le situazione di movimento. Non solo auto dunque. Cause, sintomi e rimedi spiegati dagli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
MAL D’AUTO: CHE COS’E’ E COME SI MANIFESTA? Secondo le statistiche un bambino su tre soffre di cinetosi. Tutto nasce a livello del sistema vestibolare, un componente dell’orecchio interno molto importante nel regolare l’equilibrio. Il disturbo tende a presentarsi in tutte le condizioni di movimento passivo e si può presentare come “mal d’auto”, “mal di mare”, “mal d’aereo”, “mal di treno” ma anche in seguito a movimenti rotatori del corpo o del capo. Ciò accade quando l’impulso visivo inviato al cervello non viene integrato correttamente con quello proveniente dal sistema vestibolare. Una sorta di mancata sincronizzazione tra ciò che si vede e ciò che si percepisce. I sintomi più comuni della cinetosi sono pallore, sbadigli, sudorazione fredda e nausea fino al vomito.
PREVENZIONE: SONNO E CATTIVI ODORI Un consiglio per evitare il mal d’auto è agire sul sonno del bambino. Partire di buon ora, quando il piccolo ha ancora sonno, può aiutare. Durante il viaggio adottate una guida tranquilla senza forti accelerazioni o decelerazioni, specialmente in curva. E’ molto importante anche la condizione dell’auto in cui si viaggia: evitate gli odori forti come benzina, profumi e aria viziata. Tenete l’ambiente fresco aprendo i finestrini o utilizzando con moderazione l’aria condizionata.
CIBO CON MODERAZIONE, NO AI VIDEOGIOCHI La prevenzione passa anche dall’alimentazione. E’ sempre meglio fare un piccolo spuntino prima del viaggio. Questo tampona i succhi gastrici e riduce l’impatto della sintomi. Se il viaggio è lungo, fategli fare spuntini frequenti, con crackers o grissini. Evitate bevande gassate ma date piccoli sorsi di bevande fresche quali acqua o thè. Se il piccolo è sveglio cercate di distrarlo, cantando, ascoltando musica o invitandolo a guardare davanti per riconoscere il colore delle macchine o il tipo di auto. Evitate assolutamente la lettura o l’utilizzo dei videogiochi.
FARMACI SOLO SU INDICAZIONE DEL PEDIATRA Nei viaggi più lunghi, su prescrizione del pediatra, potete utilizzare farmaci specifici come il dimenidrinato che può essere somministrato mezz’ora prima della partenza sotto forma di capsule molli, e ripetuto dopo 4-6 ore in caso di viaggi lunghi, oppure come gomma da masticare da utilizzare quando compaiono i primi sintomi.
(Salute, Fondazione Veronesi)
Gli studi per ora non sono conclusivi sull’efficacia dei dispenser con alcol nei luoghi pubblici. Lavare le mani con acqua e sapone resta un’importante strategia preventiva
È una delle prime regole che i genitori tentano di insegnare ai figli sin da piccoli. Ma è anche una di quelle che troppo spesso si tende a dimenticare: lavare le mani. Eppure è un’abitudine importantissima utile a prevenire la diffusione di influenza, batteri, virus. Non solo in ospedale, ma dappertutto. Non sempre però, quando si è fuori casa, ci sono acqua e sapone a disposizione. A volte poi subentra la pigrizia. Eppure, in vista della nuova stagione influenzale fra le strategie preventive utili per limitare la diffusione del virus c’è proprio anche la detersione frequente delle mani (le altre sono vaccinarsi, soffiare il naso o tossire in un fazzoletto per non mettere in circolo germi contagiosi, restare a casa dall’ufficio se si sta male).
LE RICERCHE Da tempo gli scienziati si stanno chiedendo se sia una misura efficace posizionare dispenser con disinfettanti per le mani nei luoghi pubblici (scuole, uffici comunali, impianti sportivi) per contenere la diffusione dell’influenza. In proposito la letteratura scientifica non è conclusiva. Uno studio condotto nel 2009 in college universitari ha dimostrato che l’igiene delle mani aggiunta all’uso delle mascherine per il viso non ha protetto di più dall’influenza rispetto al solo uso delle mascherine. Un’altra ricerca del 2014 nelle scuole elementari della Nuova Zelanda ha concluso che la fornitura dei disinfettanti non ha ridotto il tasso di assenteismo di alunni e insegnanti. Quindi la procedura non è utile? Non è detto. In altre ricerche è emerso che la pulizia delle mani con i disinfettanti ha ridotto il rischio di malattie respiratorie e gastroenteriti. Pochissimi studi sono però stati svolti durante epidemie di grandi dimensioni, quindi in realtà i potenziali benefici potrebbero essere anche maggiori.
I DUBBI «Sul tema la letteratura scientifica non è molto chiara — conferma Antonella Castagna, responsabile della Divisione Malattie Infettive all’Ospedale San Raffaele di Milano —. Non esiste una prova certa che la disponibilità di dispenser di disinfettanti alcolici nei luoghi pubblici possa costituire uno strumento efficace nella prevenzione dell’influenza. Resta il fatto che la procedura è certamente utile ed è provato che l’igiene delle mani previene le infezioni». Sebbene contrastare le infezioni negli ospedali non sia la stessa cosa che farlo nella comunità, proprio dai primi, dove medici e infermieri devono seguire precise procedure, può arrivare un’utile lezione. «Per l’igiene delle mani in ambiente sanitario è raccomandato prima l’uso di soluzione alcolica per almeno 20 secondi: il vantaggio è che uccide i microbi in modo immediato. In seconda battuta si lavano le mani con acqua e sapone, azione meccanica che rimuove lo sporco e in via indiretta anche virus e batteri».
COME REGOLARSI Ma fuori dagli ospedali come ci si può regolare? «Deve essere chiaro che la soluzione alcolica disinfetta, ma non pulisce. Non si può pensare di lavarsi le mani sporche con il disinfettante». Nel 2009, l’anno dell’influenza A, in molte amministrazioni comunali d’Italia si discusse dell’opportunità di installare dispenser con disinfettanti per limitare il contagio. Costi di installazione, manutenzione e l’assenza di letteratura scientifica univoca hanno impedito di portare avanti l’iniziativa. Resta certo che lavarsi le mani, anche solo con acqua e sapone è un gesto semplice e a costo quasi zero che però può dimezzare la diffusione di diverse malattie, anche gravi.
(Salute, Corriere)
Croce e delizia dell’età che avanza, le rughe non dipendono tanto dall’attività facciale o dal livello di collagene, ma dall’idratazione della pelle.
È infatti proprio l’idratazione a giocare un ruolo importante nel loro sviluppo e questo vale in particolare per le microrughe sulla superficie che possono diventare molto più profonde, più grandi e più visibili quando lo strato più esterno della pelle – detto strato corneo – diventa più secco. Ciò può facilmente verificarsi a seguito di condizioni ambientali più asciutte (ad es., una stanza riscaldata o un volo a lungo raggio). A evidenziarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Soft Matter: sono stati sviluppati una serie di modelli computerizzati quantitativi per creare caratterizzazioni tridimensionali delle rughe della pelle. «Lo strato più esterno della nostra pelle è composto principalmente da cellule morte legate da lipidi». «Questo strato molto sottile svolge un ruolo chiave nel determinare le caratteristiche delle micro-rughe della pelle, anche nelle persone più giovani». «Con la diminuzione dell’umidità relativa, questo strato esterno diventa più secco e più rigido – conclude – quando questo accade, le micro-rughe sulla superficie della pelle, indotte da azioni dei muscoli facciali come il sorriso, diventano molto più profonde, più grandi e, quindi, più visibili. Ciò può accadere nel giro di poche ore, quindi la risposta immediata è mantenere la pelle idratata».
(Salute, Il Mattino)