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La terza dose del vaccino Pfizer offre una protezione
quasi totale dal Covid

La terza dose del vaccino Pfizer offre una protezione
quasi totale dal Covid

Dopo soli 7 giorni si arriva al 95,6% di protezione dalle infezioni e vale anche in presenza di variante Delta. In alcuni casi il richiamo non colma solo il calo dell’efficacia che si registra nel tempo, ma raggiunge valori più alti in assoluto

Il New England Journal of Medicine ha pubblicato giovedì il primo studio randomizzato di un richiamo Pfizer somministrato su 10.000 persone, controllato con placebo (il «gold standard» nella ricerca sui farmaci): finora c’erano state solo analisi prive di «gruppi di controllo», perciò con maggiori potenziali fattori di errore.

Alta efficacia dopo 7 giorni
I risultati di questa ricerca, presentati al Comitato consultivo della Food and Drug Administration, mostrano un’efficacia della terza dose pari al 95,6%, molto alta, con 5 casi di infezione da coronavirus nel gruppo vaccinato con la terza dose Pfizer, contro 109 contagi nel gruppo placebo (2 dosi Pfizer, più la terza con placebo). Le cifre ottimistiche sono rafforzate dal fatto che gli anticorpi neutralizzanti sono stati alti nei confronti di tutte le varianti, senza cali particolari verso le «peggiori», Beta e Delta. In più, per raggiungere la massima efficacia della terza dose si è visto che sono bastati solo 7 giorni.

Più di un quinto dei partecipanti allo studio aveva più di 65 anni, categoria più a rischio di Covid grave.

Anche il profilo di sicurezza del vaccino è rimasto «generalmente coerente» con i dati precedenti.

Si raggiunge una protezione che supera quella iniziale
I numeri dell’efficacia riguardano il contagio: la capacità dei vaccini di contrastare decessi e ricoveri è superiore al 90 % (e vicina al 100%) in ogni analisi anche «solo» con le due dosi di vaccino, ma la protezione verso le infezioni si indebolisce e cala dopo sei mesi, soprattutto nelle categorie maggiormente esposte, per cui si rende utile la terza dose.

Grazie a questo studio è possibile pensare che la protezione dopo la terza dose arrivi a essere quasi totale, un risultato ottimo se si pensa che i dati italiani dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno misurato, a sette mesi dalla seconda dose nella popolazione generale, un’efficacia dell’89%, che cala ulteriormente in presenza di Delta e scende ancora nelle persone con comorbidità: dal 75% (dopo 28 giorni dalla seconda dose) al 52% dopo sette mesi. Anche l’efficacia contro l’infezione nelle persone sopra gli 80 anni e nei residenti delle Rsa diminuisce dopo sette mesi (anche se non sotto l’80%).

La terza dose a chi andrà?
In Italia la terza dose viene data, in ordine di priorità, a immunocompromessi, over 80, residenti nelle Rsa, personale sanitario, over 60 e fragili. Si sta pensando, però, a un’estensione alla fascia sotto i 60 anni, ma da gennaio. Il richiamo viene in ogni caso fatto con vaccino Rna. Marco Cavaleri, capo della divisione strategia vaccini dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ha affermato che l’agenzia valuterà i dati di questo studio per considerare l’ipotesi di ampliare la platea dei richiami, attualmente previsti per le fasce di popolazione più fragili. In Usa la FDA ha dato il via libera a qualsiasi cittadino ad alto rischio Covid per ricevere un’ulteriore dose di qualsiasi vaccino approvato.
(Salute, Corriere)


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