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CHE COS’È LA BIOPSIA LIQUIDA?

La biopsia liquida è uno speciale test del sangue che permette di scoprire gli indicatori tipici di un tumore: come funziona e per che cosa la si usa.

La biopsia liquida è un esame medico che ha l’obiettivo di monitorare l’andamento di un tumore a partire da un prelievo di sangue del paziente. Meno invasiva della tradizionale biopsia, che analizza frammenti di tessuto prelevati dall’organo interessato alla malattia, è in grado di identificare la presenza di metastasi molto piccole, che i normali esami non riescono a rilevare, e che possono dare luogo a recidive nell’arco di qualche anno. Nel sangue dei pazienti, la biopsia liquida va a caccia del DNA rilasciato dalle cellule tumorali. L’esame, già utilizzato per alcuni tipi di tumore del polmone, è attualmente sperimentato per il cancro del colon. L’obiettivo è capire se la biopsia liquida può servire per personalizzare le terapie dopo l’intervento chirurgico. Attualmente, infatti, dopo l’operazione la maggior parte dei pazienti è trattata con la chemioterapia proprio allo scopo di eliminare le micro-metastasi. Tuttavia, circa la metà non ne avrebbe bisogno. «Non abbiamo sempre idea di quali siano i pazienti che hanno bisogno di una chemioterapia perché il loro tumore è destinato a ricadere, e quali invece la farebbero per niente, perché il loro tumore è già completamente guarito grazie all’intervento»; la ricerca del DNA del tumore nel sangue ci potrà indicare il rischio di ricaduta. Con circa 34.000 casi diagnosticati ogni anno in Italia, il tumore del colon è il secondo tumore maligno più frequente nelle donne e il terzo negli uomini. Il rischio di ammalarsi è legato a fattori genetici e a stili di vita scorretti, come la sedentarietà, il fumo di sigaretta e, soprattutto, le diete troppo ricche di grassi e proteine, ma povere di fibre.
(Salute, Focus)

Un aiuto contro la sindrome dell’intestino irritabile: la dieta LOW-FODMAP

La Sindrome dell’Intestino Irritabile (SII in italiano o IBS in inglese: Irritable Bowel Syndrome) è un disturbo a carico dell’intestino crasso che si manifesta con intensità diversa ed è prevalentemente caratterizzato da dolore e gonfiore addominale associati a variazioni dell’alvo (stipsi e/o diarrea).

La prevalenza di questa sindrome in Italia è del 10.7% nelle donne e del 5,4% negli uomini. La dieta LOW-FODMAP, opportunamente prescritta dallo specialista di riferimento, si fa particolarmente utile nel contrasto di questa patologia.

Cos’è la dieta LOW-FODMAP?
La dieta LOW-FODMAP (Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides And Polyols cioè oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) si basa sull’assunzione di cibi con basso impatto fermentativo in modo da ripristinare un adeguato microbiota. I FODMAP sono scarsamente assorbiti a livello intestinale, possiedono un elevato potere osmotico – cioè richiamano acqua – e vengono velocemente fermentati dai batteri intestinali determinando la tipica sintomatologia della sindrome dell’intestino irritabile. Nel 2008 un gruppo di ricercatori australiani della Monash University di Melbourne pubblicò una ricerca nella quale si ipotizzava che gli alimenti che contenevano determinati tipi di carboidrati potessero peggiorare i sintomi di alcuni disordini gastrointestinali, come la sindrome dell’intestino irritabile e le malattie infiammatorie intestinali. La dieta LOW-FODMAP nel corso degli anni ha riscosso un interesse crescente grazie ai buoni risultati evidenziati in molti studi scientifici. Diversi studi clinici hanno evidenziato che il 70% dei pazienti che seguivano una dieta povera di carboidrati scarsamente assorbibili e molto fermentabili manifestava un notevole miglioramento soprattutto relativamente al gonfiore ed al dolore addominale. È stato visto che una ridotta assunzione di latte, cereali, legumi e frutta migliorava sensibilmente la qualità di vita dei pazienti affetti dalla sindrome dell’intestino irritabile. Una recente revisione sistematica con metanalisi di 12 studi pubblicata all’inizio del 2021 sull’European Journal of Nutrition ha confermato l’efficacia di una dieta a basso contenuto di FODMAP nella riduzione dei sintomi gastrointestinali e nel miglioramento della qualità di vita nei soggetti con sindrome dell’intestino irritabile rispetto alle diete di controllo, specifiche per quella stessa sindrome, ma diverse dalla dieta LOW-FODMAP.

Dieta LOW-FODMAP: gli alimenti da evitare
Frutta fresca come albicocche, avocado, cachi, ciliegie, datteri, fichi, mango, mele, more, pere,
pesche, prugne, nespole;
frutta secca (anacardi e pistacchi);
verdure come aglio, asparagi, barbabietole rosse, carciofi, cavolfiore, cipolla, funghi, mais, porri
Cereali: grano, orzo, kamut, segale
Legumi
Latte e suoi derivati: yogurt, kefir, formaggi a pasta molle, latte di mucca, capra e pecora, gelato
bevande alcoliche e succhi di frutta

Dieta LOW-FODMAP: gli alimenti consigliati
– Frutta come ananas, banana, arancia, limone, mandarino, kiwi, uva
– Frutta secca: mandorle, nocciole, noci, semi di zucca, di girasole, di lino, di sesamo
– Verdure come bietole, carote, cetrioli, fagiolini, finocchi, zucchine, lattuga, pomodori, erbe aromatiche (tutte), spinaci, zenzero
Cioccolato fondente
Formaggi a pasta dura e prodotti lattiero-caseari senza lattosio
Carne e pollame non trasformati, pesce, uova, tofu
Cereali senza glutine
La dieta LOW-FODMAP – e di conseguenza gli alimenti consigliati e da evitare – va eseguita dopo la visita dallo specialista.
(Salute, Humanitas)

INTESTINO: SFATIAMO I FALSI MITI

Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione delle malattie renali. Ma lo scenario è reversibile, smettendo di fumare

Il fumo è riconosciuto come uno dei principali fattori di rischio sia per lo sviluppo delle malattie renali sia per la loro progressione. La frutta secca fa bene all’intestino? In caso di stitichezza, le fibre possono aiutare? Sono tante le credenze che si tramandano circa il benessere e la cura dell’intestino. Ma quali di queste sono vere?

LA FRUTTA SECCA FA MALE ALL’INTESTINO La frutta secca, in particolare noci e mandorle, ha un effetto positivo sul microbioma intestinale, favorendo la proliferazione dei batteri buoni, come il Lactobacillus, Bifidobacterium, Roseburia e Ruminococcaceae. La frutta a guscio permette di avere un microbioma diversificato, un bene per combattere malattie come il diabete, l’obesità, la sindrome del colon irritabile e altre patologie intestinali. La frutta secca può inoltre ridurre l’acidità gastrica e favorire l’assorbimento dei nutrienti.

MANGIARE FRUTTI ROSSI AIUTA A COMBATTERE L’INTESTINO IRRITABILE Fragole, frutti di bosco, ciliegie, sono ricchi di polifenoli, sostanze attive nella lotta all’infiammazione delle cellule e dei tessuti dell’organismo, specie di quelli intestinali. Le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti sono molto utili anche nella prevenzione della colite infettiva, in quanto i frutti rossi prevengono l’adesione alle pareti dell’intestino di alcuni ceppi patogeni dell’Escherichia coli. Questi ceppi, che possiamo introdurre nel nostro organismo con cibo o acqua contaminati, sono pericolosi per il nostro organismo e, oltre a favorire lo sviluppo di coliti infettive, possono portare allo sviluppo di cistite.

L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO “INIZIA” NELLO STOMACO Nei soggetti intolleranti al lattosio non vi è alcun problema gastrico. Il problema, che riguarda un numero sempre più abbondante di persone, ha origine nell’intestino tenue. Il lattosio è un disaccaride che, per essere digerito dall’organismo, deve essere scomposto nei due zuccheri semplici che lo compongono, ovvero il glucosio e il galattosio. La scissione avviene nell’intestino tenue, grazie all’enzima lattasi. Se l’enzima è assente o presente in quantità ridotta, il lattosio non può essere scomposto e quindi digerito, e restando nell’intestino viene fermentato dalla flora batterica.

MANGIARE LENTAMENTE FA INGOIARE PIÙ ARIA, CHE CAUSA UNA MAGGIOR POSSIBILITÀ DI INCAPPARE NEL METEORISMO E NEI PROBLEMI INTESTINALI La digestione inizia in bocca, quando con il movimento della masticazione il cibo fa partire la produzione di saliva e la secrezione degli enzimi necessari alla digestione stessa. Se nello stomaco il cibo, o meglio, il bolo, dovrebbe arrivare in una forma morbida, nel duodeno, il bolo dovrebbe trasformarsi in chimo, cioè avere una consistenza quasi liquida. Mangiare in fretta, senza masticare correttamente, rallenta la digestione e quindi i problemi intestinali. Se il cibo staziona a lungo nell’intestino, perché non è stato masticato adeguatamente ed è stato ingerito velocemente, l’assorbimento sarà rallentato e incompleto, sarà favorita una maggiore fermentazione da parte della flora batterica intestinale con aumento del gonfiore addominale e sviluppo di meteorismo, dolore e, talvolta, problemi di evacuazione.

L’IDROCOLONTERAPIA “RESETTA” L’INTESTINO E NE MIGLIORA LA FUNZIONALITÀ L’idrocolonterapia consiste nel lavaggio del colon attraverso l’introduzione nel retto di acqua. Questa pratica, di origine molto antica, non ha una reale efficacia in assenza di malattie specifiche, che richiedono una supervisione medica specialistica. Il colon è in grado di eliminare le feci, soprattutto se aiutato da un’alimentazione bilanciata con il giusto apporto di acqua e fibre vegetali e una attività fisica.

(Humanitas)