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CICLO MESTRUALE,
UNO STUDIO SUGGERISCE PERCHÉ PUÒ
ESSERE COSÌ DOLOROSO

Il ciclo mestruale a volte può essere davvero doloroso. 8 donne su 10 devono fare i conti con i dolori mestruali e, di queste, la metà ricorre a un trattamento farmacologico.

È la sindrome premestruale, caratterizzata da diversi sintomi non solo fisici. Le sue cause non sono ancora del tutto note e dei ricercatori della University of California, David (Stati Uniti) suggerisce una possibile spiegazione alla base di questi dolori.

Secondo il team dietro questi dolori ci sarebbe un’infiammazione.
Gli scienziati hanno riscontrato un’associazione positiva e significativa tra un marcatore dell’infiammazione nel sangue (proteina C reattiva ad alta sensibilità) e la severità dei sintomi tipici della sindrome. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Women’s Health. La sindrome premestruale si presenta poco prima dell’arrivo delle mestruazioni, accompagnando il ciclo mestruale e regredendo in pochi giorni.

I suoi sintomi caratteristici sono:
– cambiamenti di umore con irritabilità, tendenza alla depressione, crisi di pianto, mal di testa, tensione mammaria, attacchi di fame, gonfiore e addirittura aumento di peso.

Dietro mal di testa e crampi un infiammazione?
Lo studio, al quale hanno partecipato 2939 donne tra 42 e 52 anni di età, ha individuato un legame tra alti livelli di questo marcatore dell’infiammazione e alcuni sintomi della sindrome: flessioni e sbalzi d’umore, crampi addominali/dolore alla schiena, maggior appetito/aumento di peso/gonfiore e dolore al seno ma non mal di testa. L’associazione variava però a seconda dei sintomi. Maggiore il livello di questa proteina, maggiore il rischio d’infiammazione e dunque di provare sintomi dolorosi. Questa correlazione, concludono i ricercatori, potrebbe avere importanti implicazioni cliniche per il trattamento e la possibilità di prevenire questi dolori. «Prima di impostare qualsiasi terapia è importante escludere possibili cause di dolore pelvico cronico come, ad esempio, l’endometriosi, la malattia infiammatoria pelvica, le cisti ovariche o i fibromi uterini, ma anche malattie non ginecologiche come cistiti, colite, diverticolite ed ernia del disco». «Per il trattamento del dolore – aggiunge – si può ricorrere ai farmaci antiinfiammatori non steroidei».

Per la sindrome premestruale, invece, a cosa possono ricorrere le donne?
«I trattamenti sono di tipo sintomatico, mirati ad alleviare i dolori e quindi a migliorare la qualità di vita. Oltre agli antidolorifici tradizionali, le pazienti possono assumere integratori alimentari a base di palmitoiletanolamide, acido alfalipoico e mirra, sostanze naturali che agiscono come modulatori biologici favorendo la risposta dei tessuti. Ma anche integratori a base di magnesio, calcio, potassio e sodio che migliorano la risposta antinfiammatoria, antiprostaglandinici sia farmacologici che naturali per ridurre le contrazioni uterine e quindi il dolore; infine alle terapie ormonali con associazioni estroprogestiniche (la “pillola”)».

(Salute, Humanitas)

Sempre più infarti, le donne over 60 ormai muoiono più per patologie cardiache che non per il cancro

L’insorgenza delle patologie cardiovascolari sta crescendo nelle donne

Generalmente il genere maschile è sempre stato quello maggiormente coinvolto in attacchi cardiaci o problemi legati al cuore, ma recenti studi hanno permesso di rilevare un crescente fenomeno che coinvolge l’universo femminile dopo la menopausa. Non solo: ormai le patologie cardiovascolari colpiscono la donna tre volte più di tutti i tumori femminili messi insieme (seno, utero, polmone). Per questo bisognerebbe insegnare alle donne di tutte le età ad avere attenzione per il cuore.

La donna ha un apparato cardiovascolare diverso dall’uomo: ha un cuore e dei vasi più piccoli; essendo destinata alla procreazione, è protetta dai principali eventi cardiovascolari (infarto, ictus), ma solo fino alla menopausa, quando perde lo scudo ormonale e diventa vulnerabile a queste patologie come l’uomo, con un ritardo di circa 10 anni. Questo dato, unito all’aumento dell’aspettativa di vita, deve indurre le donne a una maggiore prevenzione. «Troppo spesso la donna è stata trascurata – le patologie cardiovascolari colpiscono la donna tre volte più di tutti i tumori femminili messi insieme (seno, utero, polmone). Per questo bisognerebbe insegnare alle donne di tutte le età ad avere attenzione per il cuore, a partire da una maggiore sensibilità allo stile di vita per tutelare il proprio organismo. In Europa, e similmente in Italia, le donne che oggi muoiono per problemi cardiovascolari (ictus e infarto) sono il 43% contro il 38% degli uomini. A condizionare questi dati in aumento sono i diversi fattori di rischio che caratterizzano le donne, che si possono suddividere in classici, esclusivi e peculiari. I primi sono gli stessi degli uomini: fumo, colesterolo alto, ipertensione, diabete, assenza di movimento, obesità, alimentazione non corretta. La donna però aggiunge dei fattori di rischio esclusivi legati alla sua vita biologica: anzitutto, la menopausa, che può diventare ancora più aggressiva se precoce, tra i 30 e 40 anni; un menarca precoce o tardivo; malattie come ipertensione o diabete in gravidanza; la sindrome dell’ovaio policistico. In terzo luogo, ci sono i fattori di rischio che nella donna sono prevalenti: le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, il lupus, la sclerodermia, la miastenia, la tiroidite hanno conseguenze più impattanti nella donna».
(Salute, Il Mattino)

CELLULITE: COSÌ FAN TUTTE

Affligge la maggior parte delle donne che spesso la combattono con rimedi last minute. È meglio occuparsene ora, per tempo. Ecco come e perchè.

La cellulite è un sintomo da non sottovalutare. Bisogna cominciare a preoccuparsene durante i mesi invernali per non trascinare il problema fino alla fatidica prova costume. Questi mesi, perfetti per mascherare il democratico inestetismo che colpisce nove donne su dieci, possono essere utili per combatterlo. Le tante cause della cellulite necessitano un approccio serio, globale e a lungo termine. A partire dai trattamenti quotidiani con creme specifiche. Da un’osservazione clinica via internet si è visto che “su 1564 risposte il 68% delle donne con cellulite ha dichiarato di subirne i danni psicologici. Mentre il 90% fa di tutto per mandarla via: antidepressivi, diete insensate, trattamenti che creano più danno che altro”. La cellulite è un sintomo d’inquinamento cellulare che può degenerare in una patologia estetica. Il lipoedema, una delle maggiori malattie croniche del nostro tempo, è caratterizzato dall’evoluzione di masse adipose importanti che alterano forma e funzioni. Quindi prima che diventi un problema serio è meglio occuparsene in tempo. Perché combattere sovrappeso, eccessi di zuccheri e inquinamento, che favoriscono accumuli di grasso e scorie, non è una guerra lampo.

  • Parola d’ordine, depurazione. Il percorso coniuga depurazione alimentare e medicina rigenerativa: energia luminosa e microinnesti connettivali che stimolando le staminali, ringiovaniscono le cellule e rigenerano i tessuti. Sono tanti, comunque, i trattamenti estetici efficaci. 
  • La Carbossiterapia che favorisce il drenaggio linfatico e lì eliminazione di liquidi.
  • La Smooth Shape, terapia laser che liquida le cellule adipose che poi vanno via con i massaggi.
  • La Pressoterapia, un’armatura che una volta indossata preme fino a smuovere la circolazione venosa e linfatica e ridurre così la ritenzione idrica. 
  • l’Endermologie contro la stasi di liquido nel corpo, una stimolazione meccanica sulla cute per eliminare le scorie nel tessuto sottocutaneo.
  • la Mesoterapia, invece, agisce tramite somministrazione intradermica, con delle minuscole siringhe o multiniettori a 18 aghi, di specifici farmaci che sciolgono i ristagni. 
  • la Microterapia inietta una soluzione ipersalina che richiama i liquidi per osmosi e li elimina. 
  • l’Elettroforesi è una tecnica non invasiva che inoltra i medicinali in profondità attraverso una corrente elettrica dedicata.

Ma non c’è un metodo anticellulite che tenga senza sport. La Cronomorfodieta favorisce un dimagrimento a zona, tramite un approccio alimentare e un allenamento in orari in cui gli ormoni predispongono all’utilizzo dei grassi a scopo energetico. Ecco come allenarsi: meglio gli esercizi variegati, molte ripetizioni (15-20) e frequenza cardiaca costante. L’allenamento aerobico a intensità invariata è efficace per bruciare i grasso sottocutaneo, l’interval training ad alta intensità elimina più facilmente quello viscerale, tipico del maschio. Meglio dello spinning è la cyclette orizzontale o l’attività in acqua.

(Salute, La Repubblica)