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UNA MELA al GIORNO TOGLIE il DENTISTA di TORNO,VERO O FALSO?

Vero.
I detti, pur popolari, si rivelano spesso veritieri: non fa eccezione neppure quanto si sente ripetere sulla mela.

“Sebbene il consumo giornaliero di questo frutto non sia un elisir di salute e giovinezza eterna – si sono notati significativi e interessanti benefici legati alle sostanze presenti nei pomi”. Facciamo il punto: le mele, specie quelle verdi (della qualità granny per intenderci), sono poco zuccherine e non attentano ai nostri denti con infide carie: proprio la loro caratteristica nota acidula (attribuita all’acido malico), oltre ad essere una coccola per il palato, sbianca naturalmente lo smalto, per un sorriso da star! L’alto contenuto di fluoro, è l’ennesimo pregio, più o meno segreto che si cela nella polpa farinosa e fruttata del pomo. Integrare nella dieta tale minerale, diventa fondamentale per assicurarsi una dentatura forte e robusta. Sgranocchiare questo frutto con la sua buccia poi, è un aiuto alla pulizia infradentale (similmente a quanto fanno spazzolino e filo dentale) ed un piacevolissimo massaggio gengivale. “Pur confermando quindi le mille doti della mela – precisa lo specialista – non illudiamoci di sostituire la tradizionale, accurata e profonda igiene dentale (da ripetersi al termine di ogni pasto), con un morso del frutto del peccato!”

(Salute, Humanitas)

MAL di TESTA al RISVEGLIO,
che relazione c’è con il SONNO?

Il legame tra disturbi del sonno e mal di testa è molto saldo ed è a doppio filo.

Da un lato l’insonnia, ma non solo, può lasciare in eredità questo disturbo, dall’altro chi soffre di mal di testa, ad esempio di emicrania, rischia spesso di non godere di un sonno ristoratore. Chi si sveglia al mattino con un forte dolore al capo, non occasionale, farebbe bene a rivolgersi al medico per individuare la causa di questa condizione e indagare sulla relazione tra riposo notturno e mal di testa. D’altronde il legame non è casuale: sono le stesse aree cerebrali a controllare sonno e mal di testa. Ne parliamo con il dr Vincenzo Tullo, specialista neurologo e resp. dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas.

Cefalee e sonno
La correlazione tra sonno e cefalee è variegata. Per cominciare, le ore notturne possono essere il periodo in cui si è colpiti da una crisi di mal di testa ed ecco perché, rispetto alla popolazione generale, i pazienti che soffrono di mal di testa hanno un rischio maggiore di soffrire di disturbi del sonno. I pazienti che sono affetti da cefalea a grappolo, una delle forme più invalidanti di cefalea, spesso possono dover fare i conti con un attacco notturno di mal di testa, in particolare durante la fase REM del sonno. Anche chi soffre di emicrania ne sa qualcosa: buona parte delle crisi emicraniche si verifica tra le quattro e le nove del mattino e non è quindi così infrequente che gli emicranici si sveglino con la sensazione di non aver riposato a sufficienza. La ricerca scientifica ha documentato, poi, una forma particolare di mal di testa notturno, ovvero la cosiddetta cefalea ipnica, che sorge esclusivamente durante il sonno ed è causa di risveglio. «Questo tipo di cefalea, caratterizzata tendenzialmente da un dolore bilaterale nei 2/3 dei casi, è pressoché tipica dell’età avanzata e il dolore è lieve-moderato (severo in 1/5 dei pazienti) con una durata fino a 4 ore dopo il risveglio», spiega il dottor Tullo. Il mal di testa al risveglio può essere associato anche a malattie come l’ipertensione arteriosa oppure agli stili di vita come, ad esempio, l’abuso di alcol prima di mettersi a letto oppure l’assunzione di posture errate durante il riposo notturno. In quest’ultimo caso si parla di cefalea tensiva: il mal di testa è associato a dolori muscolo-articolari della regione cervicale.

Gambe, denti e mal di testa
Svegliarsi con il mal di testa è un importante campanello d’allarme. Le tempie che pulsano, su uno o entrambi i lati del capo, appena aperti gli occhi, non sono proprio un indice di un buon risveglio e, anzi, possono indicare che il sonno “inquinato” sta causando il mal di testa. È importante dunque valutare il sonno come possibile fattore scatenante di questa affezione. Qualsiasi disturbo del sonno può causare il mal di testa, a cominciare naturalmente dall’insonnia: dormire troppo poco è alleato del mal di testa.

Altri disturbi del sonno possono essere indiziati:
dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno ai disturbi del ritmo circadiano, dalla sindrome delle gambe senza riposo fino al bruxismo, quella condizione in cui si digrignano o si serrano i denti durante il sonno. «Anche comportamenti più tipici del weekend o di una vacanza – continua lo specialista – quali dormire più a lungo o restare a letto a sonnecchiare, possono facilmente scatenare un attacco di emicrania che è la cefalea più frequente e invalidante nel mondo. Quindi in generale, per chi soffre di mal di testa, qualunque sia la tipologia, è sempre molto vantaggioso mantenere abitudini di sonno regolari e non dormire oltre il necessario»

(Salute, Humanitas)

Il COLORE del MUCO può cambiare e ha un significato preciso sulla SALUTE

Il muco nasale ha una funzione protettiva nei confronti degli agenti patogeni e può variare di colore da trasparente a nero: ogni tonalità indica diverse condizioni di salute

Il muco nel naso svolge moltissime funzioni e non ci si accorge della sua esistenza se non in caso di raffreddori o altri disturbi che interessano le vie aeree. Il muco (o catarro) , denso e appiccicoso,svolge una funzione protettiva di alcune aree come naso, bocca, gola, polmoni, tratto gastrointestinale impedendo che questi tessuti si secchino. Inoltre è in grado di intrappolare batteri e allergeni bloccando l’ingresso di agenti patogeni nell’organismo. Esaminare il colore del muco secreto dal corpo non è sufficiente per diagnosticare una patologia, ma è un aiuto per capire che cosa sta succedendo al proprio corpo e quali sono le cause dei problemi, soprattutto se la tonalità resta anomala per molto tempo.

Muco trasparente:
è il colore naturale del muco secreto dal corpo e significa che non ci sono problemi di salute. Il colore è trasparente perché è composto di acqua, sali, proteine e una serie di anticorpi capaci di aggredire patogeni esterni. Il muco è una specie di carta acchiappa mosche dove i patogeni vengono intrappolati e rappresenta la prima difesa contro virus e batteri. Normalmente i peli del naso spingono il muco attraverso la gola fino allo stomaco dove gli eventuali patogeni vengono sciolti dagli acidi.

Muco bianco:
la presenza di muco bianco potrebbe significare che è presente una leggera congestione nasale ed è un segnale di allergia, raffreddore o disidratazione. Il colore è determinato dall’infiammazione a carico dei tessuti nasali che si gonfiano e rallentano il flusso del muco. È questo il momento in cui il naso comincia a gocciolare.

Muco giallo:
la presenza di muco giallo è un chiaro segnale che l’organismo sta combattendo un’infezione. Durante un’infezione i globuli bianchi del sistema immunitario si precipitano sul sito per combattere l’invasore microbico, che si tratti di un virus o di un batterio. Dopo aver svolto il loro lavoro i globuli bianchi vengono espulsi dal corpo attraverso il muco che, proprio per questo processo, diventa giallo. Il muco giallo non significa che sono necessari antibiotici perché se l’infezione è virale gli antibiotici sono inutili.

Muco verde:
in questo momento il sistema immunitario è in piena attività contro agenti esterni potenzialmente molto pericolosi. Muco e catarro verdi sono presenti soprattutto con infezioni batteriche. Il colore verde è determinato dai molti globuli bianchi morti e da detriti cellulari ormai non più utili. In questo caso è sempre consigliabile contattare il medico, soprattutto con nausea e febbre.

Muco rosa o rosso:
in questo caso il rosso indica la presenza di sangue e può essere determinato dalla rottura di piccoli vasi sanguigni nelle vie aeree (quando si è molto raffreddati ci si soffia e si tocca spesso il naso). Anche un trauma fisico può far diventare il muco rosso, così come l’aria molto secca.

Muco marrone:
quando il sangue delle pareti nasali si secca può mescolarsi al muco che diventa così marrone. Tuttavia il muco marrone non è sempre dovuto al sangue secco, ma può essere dovuto al fatto di aver respirato polveri e inquinanti presenti nell’aria.

Muco nero:
il muco nero è più comune tra i forti fumatori, in particolare se soffrono di una malattia polmonare. Tuttavia, soprattutto tra le persone immunodepresse può essere il segnale di un’infezione fungina seria ed è raccomandabile rivolgersi a un medico, soprattutto in presenza di febbre e difficoltà respiratorie.

(Salute, Corriere)

TORCICOLLO ADDIO,
ECCO COME COMBATTERLO

Si manifesta con un dolore acuto all’altezza del collo.

È un disturbo di natura muscolo-scheletrica e in sua presenza è difficile compiere movimenti di flessione, estensione e rotazione del capo. Il torcicollo è un disturbo abbastanza comune, dall’esordio improvviso e la cui risoluzione avviene in genere spontaneamente nel giro di qualche giorno. Ne parliamo con la dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas.

A COSA È DOVUTO IL TORCICOLLO?
A che cosa è dovuto il torcicollo? Quando è il caso di rivolgersi al medico? Fra le cause più comuni di questo disturbo ci sono le contratture muscolari e le problematiche a carico della colonna vertebrale. La contrattura muscolare può essere dovuta, per esempio, a uno sbalzo di temperatura, dall’assunzione di posizioni scorrette prolungate, ma anche da movimenti bruschi della testa e traumi: si pensi per esempio a un colpo di frusta in caso di incidente. In questi casi, il torcicollo dura qualche giorno e poi passa. Laddove il disturbo persista, potrebbe celare problemi alla colonna cervicale, come per esempio una condizione di sofferenza dei dischi intervertebrali magari legata a un’ernia del disco o più raramente a spondiloartriti, patologie reumatiche autoimmuni responsabili di un’infiammazione cronica alla colonna vertebrale.

DOCCIA TIEPIDA E MOVIMENTO AIUTANO A LENIRE IL DOLORE
Quando il dolore è molto forte una doccia tiepida è ciò che può aiutare di più: l’acqua infatti effettua una sorta di massaggio sui muscoli del collo e li rilassa. Oltre a ciò, se il medico approva, è possibile assumere alcuni farmaci antinfiammatori e si può ricorrere eventualmente al kinesio taping con l’applicazione di appositi cerotti che garantiscono un effetto antinfiammatorio e antidolorifico. Chi soffre di torcicollo spesso è convinto erroneamente che muovere il capo il meno possibile sia la cosa migliore da fare: questo in realtà è controproducente. Meglio invece provare a compiere piccoli movimenti controllati. Stare fermi infatti riduce il dolore nell’immediato, ma aumenta di fatto la rigidità muscolare e dunque il dolore. Possono essere quindi di aiuto esercizi di stretching che allunghino il collo.

COSA FARE SE IL DOLORE DURA DA PIÙ DI UNA SETTIMANA
Se il torcicollo si associa a difficoltà a respirare, a parlare, a camminare o a deglutire o in presenza di debolezza o intorpidimento agli arti, è bene recarsi in pronto soccorso per verificare non vi siano lesioni a carico delle strutture del sistema nervoso centrale. Se il dolore dura per più di una settimana è consigliabile rivolgersi al medico per gli opportuni accertamenti. Da non sottovalutare anche la presenza di sintomi quali mal di testa, mal di schiena e dolore alle spalle. Il medico potrebbe prescrivere esami quali radiografia e risonanza magnetica per verificare l’origine del disturbo.
(Salute, Humanitas)

“ARTRITE, gli Omega-3 Riducono
l’infiammazione delle Articolazioni”
Vero o Falso?

Sono in molti a credere che gli omega-3 riducano l’infiammazione e il dolore alle articolazioni nell’artrite. Vero o falso?

VERO. Anche se non è ancora chiaro se gli omega3 agiscano direttamente sulle articolazioni o sul sistema immunitario nel ridurre l’infiammazione delle articolazioni nell’artrite, è invece evidente il ruolo degli acidi grassi essenziali omega-3 nel ridurre i sintomi della malattia. Un recente studio iraniano condotto su 60 pazienti affetti da artrite reumatoide ha dimostrato che la supplementazione nella dieta quotidiana di omega-3 contenuti nel pesce aiuta a riduce la necessità di ricorrere a farmaci antinfiammatori – spiega l’esperto. – Il fatto che esista una relazione tra omega-3, in particolare del tipo EPA e DHA, e riduzione al ricorso di antinfiammatori sembra essere confermato anche dai livelli plasmatici, cioè nel sangue, di omega-3nei pazienti affetti da artrite reumatoide. Questo significa che gli omega-3 hanno un ruolo nel ridurre sia la rigidità al mattino tipica dell’artrite sia la diffusione del dolore e gonfiore alle articolazioni, riducendo così l’infiammazione e gli effetti negativi che derivano da un uso prolungato di antinfiammatori. Peraltro, chi consuma più omega-3, contenuti in abbondanza sia nel pesce azzurro che nel pesce grasso come il salmone, oppure nei semi di lino e semi di chi, sviluppa meno autoanticorpi contro la citrullina, ovvero quegli anticorpi che precedono lo sviluppo dell’artrite reumatoide e ne sono marcatori specifici. Un effetto simile da parte degli omega-3 si osserva anche in altre malattie infiammatorie croniche come la psoriasi.” (Salute, Humanitas)