fbpx

Archivio dei tag mascherine

MASCHERINE CON IL CALDO: i consigli dei dermatologi per aiutare la pelle

Una «convivenza complicata» soprattutto per i pazienti con acne, dermatite, rosacea, che possono peggiorare. Irritazioni specie in chi deve indossarle molte ore

Nonostante diano fastidio a molti, le mascherine restano uno dei presidi fondamentali per limitare la diffusione del coronavirus. Decisive per proteggere sé stessi e gli altri, creano comunque disagio sia nel respirare (ancor di più con l’arrivo del caldo) sia alla pelle, soprattutto a chi già soffre di problemi cutanei. Diverse indagini hanno fatto messo in evidenza un aumento di acne, rosacea, dermatiti e irritazioni varie, sia in pazienti che già ne soffrivano prima e hanno visto peggiorare la loro situazione nelle aree del viso, sia in persone che non avevano mai avuto disturbi. Per aiutare la «convivenza complicata» con questi importanti presidi anti-Covid gli esperti della Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmissibili hanno messo a punto un vademecum con poche, semplici regole utili per arginare i fastidi e aiutare a restituire un aspetto sano a quello che è stato definito «covidface»:
un viso che può invecchiare anche di cinque anni in pochi mesi di pandemia con accentuazione di borse, occhiaie, rughe, pelle avvizzita, sguardo spento.

«Maskne» per chi usa la mascherina molte ore al giorno Oltre alle conseguenze di tipo estetico, a livello internazionale gli esperti hanno iniziato ormai a parlare anche di «maskne», termine che deriva dalla fusione di «mask» (mascherina in inglese) e acne. E con la bella stagione ci si aspetta un aumento di casi, perché il caldo peggiora i disturbi che sempre più pazienti lamentano a livello cutaneo: prurito, bruciori, eritemi, desquamazione della cute. La situazione peggiora se si indossa la mascherina per molte ore al giorno e se si soffre di malattie cutanee preesistenti come l’acne, che pur essendo un disturbo tipicamente adolescenziale interessa il 15% degli adulti, o la rosacea che colpisce più di 3 milioni di italiani. «Studi clinici hanno recentemente evidenziato che indossare mascherine continuativamente e per un tempo prolungato acutizzerebbe l’acne o altre irritazioni della pelle preesistenti o latenti — dice G. Fabbrocini. Il 90% dei pazienti infatti attribuisce il peggioramento di acne e rosacea all’uso della mascherina e un 30% dichiara che la patologia si è slatentizzata o riacutizzata a causa della stessa. L’uso della mascherina per molte ore al giorno determina un’occlusione che può provocare l’alterazione del microbiota cutaneo e quindi del film lipidico».

Più attenzione all’igiene cutanea
Su una cosa tutti i dermatologi concordano: rispetto all’emergenza pandemica che stiamo vivendo, la maskne costituisce un effetto collaterale trascurabile se valuta il rapporto costo-beneficio derivante dall’uso della protezione dall’infezione. Servono solo piccole accortezze, facendo ancora più attenzione all’igiene cutanea e utilizzando i giusti prodotti dermocosmetici che possano aiutare a spegnere l’infiammazione. «Ma le ricadute sulla pelle vanno curate e non sottovalutate, per evitare che si tenda a non indossare la mascherina, fondamentale nella protezione da contagio da Sars-CoV-2. Mi preme sottolineare che dovendo tenere la mascherina sul viso tutto il giorno bisogna fare molta attenzione quando si applicano le creme il cui effetto occlusivo non va tralasciato. Per cui va “calibrata” bene la terapia antiacne, spesso aggressiva, con la routine quotidiana» dice l’esperta. Insomma, è necessario prestare maggior cura nello spalmare la crema utilizzata, massaggiandola bene per farla assorbire prima di mettere la mascherina perché altrimenti si crea una doppia copertura eccessiva, che non consente alla cute di respirare.

I consigli dei dermatologi
Gli esperti nel vademecum appena presentato, consigliano di

  • indossare sempre mascherine certificate CE bianche, in tessuti naturali o anallergici che possano aiutare la pelle a respirare, evitando quelle in tessuti sintetici.
  • Cambiare o lavare con regolarità la mascherina, utilizzando detergenti neutri o prodotti biologici ed anallergici.
  • Cercare di evitare il trucco se si sa di dover portare la mascherina per un periodo prolungato.
  • Prestare la massima cura alla scelta dei prodotti per la routine di pulizia e idratazione: per esempio, la mattina, al risveglio, partire da una detersione mirata con detergenti leggermente più acidi e seboregolatori, ma sempre delicati.
  • Applicare quindi prodotti topici non comedogenici (ovvero che non favoriscano l’insorgenza di punti neri, brufoli e altre impurità) e farli assorbire completamente prima di indossare la mascherina: l’idratazione della pelle è fondamentale, meglio applicare la crema quindi almeno una mezzora prima di indossare la mascherina.
  • Inoltre con l’arrivo dell’estate non si deve dimenticare un filtro solare perché i raggi solari attraversano anche i tessuti.
  • Per prevenire danni tipo abrasioni o irritazione, spiegano i dermatologi, si può usare una medicazione idrocolloide da posizionare sotto le palpebre o sul dorso del naso.
  • Ed è utile fare attenzione all’alimentazione, evitando tutto ciò che contribuisce a «infiammare» (come troppi zuccheri, grassi o alcolici) e se si presentano problemi, o si aggravano le malattie cutanee di cui si soffre, meglio parlarne subito con il medico specialista.

Dermatite e rosacea possono peggiorare
«Le dermatiti possono essere causate per esempio dalla composizione dell’elastico o dalla sensibilità al metallo utilizzato per modellare la mascherina sul naso — spiega Pasquale Frascione, vicepresidente SIDeMaST —. Ma possono essere attribuite anche all’utilizzo non appropriato della mascherina: se la si porta molto a lungo (oltre sei ore consecutive) o si usa più volte la stessa potremmo avere delle reazioni allergiche perché possono essere presenti tracce di cosmetici contenenti conservanti e coloranti. Oppure possono restare attaccati dei detergenti se, una volta lavata, non sia stata ben sciacquata oppure, nel caso sia stata disinfettata con uno spray detergente, non sia ancora asciutta». Anche la rosacea può aggravarsi con l’uso delle mascherine: «Il peggioramento è dovuto a quello che potremmo definire un effetto “occlusivo o di condensa”, destinato purtroppo ad aumentare a causa del caldo, che è il primo nemico della rosacea — conclude Ketty Peris, presidente SIDeMaST —. Il vapore acqueo prodotto dal respiro infatti si trasforma in liquido che non riesce ad asciugarsi (quindi a far respirare la pelle) perché è effettivamente bloccato dalla mascherina. Per questo motivo l’irritazione sul viso compare o peggiora e, poiché in questo periodo le temperature aumentano, cresce anche la sensazione di calore e fastidio. Facile intuire quindi quanto queste condizioni possano portare a un peggioramento della rosacea».
(Salute, Corriere)

Coronavirus, Brusaferro: “Mascherine chirurgiche non sono riutilizzabili”

“Efficaci due, massimo sei ore, ma ad oggi non ci sono strumenti e metodologie che ne garantiscano il riutilizzo con le stesse performance” spiega il presidente dell’Istituto superiore di sanità. Draisci, Iss: “In laboratorio virus vive 7 giorni su mascherina”

Le mascherine chirurgiche sono “efficaci due, massimo sei ore, ma ad oggi non ci sono strumenti e metodologie che ne garantiscano il riutilizzo con le stesse performance”. Per “quelle di comunità si può ragionare in base al tipo di materiale utilizzato”, ma in generale per la mascherina “chirurgica ad oggi non ci sono evidenze circa un loro possibile riutilizzo, per quelle di comunità invece in relazione al tipo materiale può essere valutato” un loro eventuale riutilizzo. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, lo dice in audizione alla Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, la ‘Ecomafie’, sulla gestione dei rifiuti legata all’emergenza Covid-19. Le mascherine chirurgiche sono “uno strumento normato a livello internazionale con determinati requisiti”, e hanno “caratteristiche di filtraggio e resistenza agli schizzi particolari, normate UNI, che vanno rispettate”, spiega Brusaferro, ribadendo che le mascherine chirurgiche hanno “prestazioni particolari e sono fatte con materiale particolare”. Invece, per “quelle di comunità si può ragionare” su un loro eventuale riutilizzo, “in base al tipo di materiale utilizzato- spiega il presidente ISS- non hanno particolari caratteristiche e standard di filtraggio, ma sono sostanzialmente strumenti barriera che possono essere usati in ambito comunitario”, e “in base al materiale e’ eventualmente riutilizzabile”. Sottolineando che le mascherine “Ffp2 e Ffp3 non sono citate”, le mascherine “chirurgiche non possono avere standard meno stringenti”, precisa Brusaferro, mentre quelle di “comunità possono avere requisiti meno stringenti”. Intanto, pero’, a livello di ricerca e di produzione si studiano materiali riutilizzabili per le mascherine, e il “tema va promosso per ridurre il carico, la quantita’ di materiale che genera rifiuto– conclude il presidente ISS- ma va fatto con un’attenzione che preveda l’uso di materiali riciclabili, prima, e materiali che possano essere ricondizionati”.

“Non c’è trasmissione del virus dagli alimenti”
“Ferma restando l’assenza di evidenze rispetto alla trasmissione alimentare del virus e la valutazione da parte dell’Oms che la possibilità di contrarre il Covid-19 tramite gli alimenti o tramite le confezioni alimentari sia altamente improbabile, nel corso dell’epidemia da Sars CoV-2, la tutela dell’igiene degli alimenti richiede di circoscrivere, nei limiti del possibile, il rischio introdotto dalla presenza di soggetti potenzialmente infetti in ambienti destinati alla produzione e commercializzazione degli alimenti” ha spiegato Brusaferro.

“In laboratorio virus vive 7 giorni su mascherina” Quanto ‘vive’ il virus del SarsCov2 su una mascherina usata?
“Fino a sette giorni”, ma in condizioni di laboratorio, protette, non nella realtà. Rosa Draisci, del Centro nazionale delle sostanze chimiche dell’Istituto superiore di sanita’ (ISS), lo dice in audizione alla Commissione di inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, la ‘Ecomafie’, sulla gestione dei rifiuti legata all’emergenza Covid-19. Draisci spiega che “in studi di laboratorio, non nella realta’, nella parte interna della mascherina si rilevano parti di virus dopo 7 giorni dall’inoculo, ma- sottolinea- si tratta di un’attivita’ sperimentale fatta in laboratorio, con la deposizione sulla mascherina di soluzione contenente il virus”. In queste condizioni “protette” il virus vive “fino a 7 giorni”, ribadisce l’esperta, e “abbiamo solo questo dato”, non ci sono altri studi. Nel ‘mondo reale’ il virus vive meno, aggiunge il presidente ISS Silvio Brusaferro, quelli di laboratorio sono “contesti molto protetti, non e’ immediatamente assimilabile” alla normalità, “è una situazione protetta, dalla luce, dal Sole e da altri fattori che hanno influenza sulla sopravvivenza del virus”.

“Sconsigliato disinfettare le strade con ipoclorito di sodio”
“L’Iss ha emanato dei report in cui sconsiglia la sanificazione delle strade e di grandi superficie con ipoclorito di sodio. Perché, a contatto con altri materiali organici depositati sul terreno, si possono formare delle sostanza pericolose”. Lo ha ribadito Rosa Draisci, del Centro nazionale sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che oggi ha accompagnato il presidente Silvio Brusaferro in audizione alla Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, rispondendo alle domande dei parlamentari sulla gestione dei rifiuti legata all’emergenza Covid-19.

(Rainews.it)

ISTRUZIONI D’USO PER LA SANITIZZAZIONE DELLE MASCHERINE MONOUSO DI PROTEZIONE INDIVIDUALE IN EMERGENZA DA COVID 19

Istruzioni d’uso per la sanitizzazione delle mascherine protettive individuali monouso in caso di emergenza sanitaria da Coronavirus COVID

Si fa presente che questa istruzione d’uso ha validità solo ed esclusivamente nei casi in cui sia valutato applicabile il riutilizzo dei dispositivi di protezione individuale (mascherine) a seguito di carenza causata dalla emergenza sanitaria da Coronavirus COVID 19. Pertanto il trattamento descritto deve essere limitato a quei casi nei quali è stato valutato basso il rischio ed applicabile il reimpiego. Tale trattamento è invece sconsigliato per tutto il personale che si trova ad operare con persone infette (o in ambienti ad alto rischio di contagio) in quanto non vi sono, al momento, dati sufficienti per poterne convalidare l’efficacia. Non sono altresì ancora disponibili dati sul numero massimo di volte che può essere ripetuto il trattamento. Pe questo motivo, a titolo cautelativo, il trattamento può essere effettuato per non più di tre volte (salvo prematuro ed evidente deterioramento della mascherina).

Materiali
Il materiale da impiegare per la sanitizzazione è costituito da una soluzione idroalcolica al 70% (Alcool a 70°) in erogatore spray ecologico o altro dispenser idoneo a permettere una spruzzatura della soluzione.

Modalità operative
Rimozione della mascherina
Nota: ricordarsi che sia la superficie esterna della mascherina indossata e le mani (o i guanti) possono essere contaminati dal virus, pertanto si deve fare particolare attenzione alla manipolazione della mascherina stessa, onde evitare il rischio di reinfettare o infettarsi. Per questo motivo è importante attenersi scrupolosamente all’ordine delle operazioni descritto di seguito in modo da evitare la contaminazione.

  1. Effettuare un accurato lavaggio delle mani.
  2. Togliere la mascherina indossata sul viso utilizzando gli elastici e cercando di evitare di toccarla nella sua parte interna.
  3. Lavarsi nuovamente le mani, indossare un nuovo
    paio di guanti monouso
    o in alternativa sanitizzare le mani con una soluzione idroalcolica al 75-85% o altro disinfettante idoneo.
  4. Adagiare la mascherina su una superficie precedentemente pulita/sanitizzata con acqua e sapone o soluzione idroalcolica al 75-85% o altro disinfettante idoneo, con la parte esterna verso l’alto.
  5. Spruzzare uniformemente la soluzione idroalcoolica al 70% su tutta la superficie compreso gli elastici ma senza eccedere nella bagnatura; E’ sufficiente che sia spruzzato uno strato uniforme sull’intera superficie.
  6. Girare la mascherina e ripetere l’operazione.
  7. Lasciare agire la soluzione fino a completa evaporazione in un luogo protetto (almeno 30 minuti, il tempo di asciugatura può variare in funzione delle condizioni ambientali).
  8. Dopo l’asciugatura, trascorso il tempo suddetto, la mascherina è sanitizzata, evitare pertanto di contaminarla, soprattutto nella parte interna. In caso di persistenza di odore di alcool si consiglia di lasciare ulteriormente asciugare su di una superficie pulita e sanitizzata, altrimenti riporre la mascherina in una busta di plastica fino al nuovo uso.

Avvertenze

  1. Non riporre la mascherina sanitizzata all’interno o sopra superfici non sanitizzate senza la protezione della busta di plastica.
  2. Non utilizzare la mascherina ricondizionata in caso di evidenti alterazioni.
  3. L’interno della mascherina non deve essere toccato per nessun motivo in quanto si potrebbe correre il rischio di contaminazione che favorirebbe il contagio.
  4. Si ribadisce quanto indicato nel paragrafo 2 della seguente istruzione.

(Agenzia Industrie Difesa STABILIMENTO CHIMICO FARMACEUTICO MILITARE)