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“ARTRITE, gli Omega-3 Riducono
l’infiammazione delle Articolazioni”
Vero o Falso?

Sono in molti a credere che gli omega-3 riducano l’infiammazione e il dolore alle articolazioni nell’artrite. Vero o falso?

VERO. Anche se non è ancora chiaro se gli omega3 agiscano direttamente sulle articolazioni o sul sistema immunitario nel ridurre l’infiammazione delle articolazioni nell’artrite, è invece evidente il ruolo degli acidi grassi essenziali omega-3 nel ridurre i sintomi della malattia. Un recente studio iraniano condotto su 60 pazienti affetti da artrite reumatoide ha dimostrato che la supplementazione nella dieta quotidiana di omega-3 contenuti nel pesce aiuta a riduce la necessità di ricorrere a farmaci antinfiammatori – spiega l’esperto. – Il fatto che esista una relazione tra omega-3, in particolare del tipo EPA e DHA, e riduzione al ricorso di antinfiammatori sembra essere confermato anche dai livelli plasmatici, cioè nel sangue, di omega-3nei pazienti affetti da artrite reumatoide. Questo significa che gli omega-3 hanno un ruolo nel ridurre sia la rigidità al mattino tipica dell’artrite sia la diffusione del dolore e gonfiore alle articolazioni, riducendo così l’infiammazione e gli effetti negativi che derivano da un uso prolungato di antinfiammatori. Peraltro, chi consuma più omega-3, contenuti in abbondanza sia nel pesce azzurro che nel pesce grasso come il salmone, oppure nei semi di lino e semi di chi, sviluppa meno autoanticorpi contro la citrullina, ovvero quegli anticorpi che precedono lo sviluppo dell’artrite reumatoide e ne sono marcatori specifici. Un effetto simile da parte degli omega-3 si osserva anche in altre malattie infiammatorie croniche come la psoriasi.” (Salute, Humanitas)

PESCE CRUDO: BENEFICI E RISCHI

Il consumo di pesce crudo è sempre più diffuso in Italia e nel mondo.

Dai carpacci alle tartare, dal sushi a molluschi e crostacei, una grande varietà di specie è consumata direttamente dopo essere stata prelevata in ambiente marino. Il pesce crudo ha molte varianti nella cucina tradizionale del nostro paese e in quelle d’importazione, sempre più presenti sulle nostre tavole. Per valutarne rischi e benefici abbiamo parlato con la dottoressa Francesca Albani, dietista di Humanitas San Pio X.

I benefici del pesce crudo
Il pesce contiene omega-3, un acido grasso essenziale utile per l’organismo. Il vantaggio di assumere acidi grassi essenziali risiede nel fatto che l’organismo non è in grado di produrli autonomamente. Gli acidi grassi essenziali hanno numerose proprietà benefiche: sono in grado di agire positivamente per contrastare la depressione, proteggono dalla degenerazione del sistema nervoso, hanno il compito di bilanciare la pressione sanguigna, il colesterolo e l’iperglicemia, proteggono l’organismo da patologie quali l’arteriosclerosi, la trombosi e l’embolia, sono coinvolti nel processo di costituzione delle membrane cellulari e gestiscono il fenomeno dell’infiammazione cellulare. Il pesce crudo, rispetto a quello cotto, contiene una maggior quantità di omega-3, poiché questo acido grasso essenziale si distrugge facilmente se esposto alle alte temperature della cottura. Inoltre è necessario anche selezionare la qualità del pesce e il metodo di cottura per poter ottenere i massimi benefici nutrizionali. Non cuocere il pesce aiuta, inoltre, a mantenere integre molte vitamine che in esso sono contenute: vitamine B1, B2 e B5. Queste ultime sono necessarie per la buona salute dell’apparato digerente, di quello circolatorio e di quello nervoso. Come per il pesce cotto, infine, il pesce crudo garantisce un ottimo apporto di oligoelementi quali ferro, fosforo, sodio e iodio.

I rischi
Il consumo di pesce crudo è collegato al rischio di sviluppare numerose patologie che rappresentano un pericolo per la salute. La cottura ad alta temperatura, infatti, è in grado di uccidere batteri e virus, protozoi, larve e amebe che possono contribuire a provocare infezioni da microorganismi e il fenomeno della parassitosi. La parassitosi, in particolare, riguarda l’installazione di parassiti all’interno dell’organismo umano ed è causa di sintomi gastrointestinali anche gravi. Il tipo di parassitosi più diffusa tra quelle dovute al consumo di pesce crudo è la parassitosi intestinale da Anisakis. L’anisakis è un parassita che vive nelle viscere del pesce. Quando il pesce muore e i suoi tessuti deperiscono, questo organismo migra nella carne, che è quella che poi mangiamo. Dalla carne il parassita si installa nell’intestino dell’uomo e genera un’infezione. Questa infezione provoca in chi la contrae forti dolori addominali, vomito e nausea, e può arrivare a ostruire l’intestino tenue.
Per prevenire l’insorgere di questa e degli altri tipi di parassitosi, è necessario l’abbattimento del pesce che si vuole consumare crudo per un tempo minimo di ventiquattro ore a una temperatura di almeno -20° centigradi. Questo processo è, infatti, in grado di uccidere le larve e rendere l’alimento sicuro. Un’altra serie di problematiche è legata, invece, al consumo di molluschi. I molluschi bivalvi, infatti, si alimentano filtrando l’acqua nella quale sono immersi. Questo comporta il trattenimento, al loro interno, di organismi e microorganismi patogeni. Mangiarli può dunque contribuire allo sviluppo di infezioni anche mortali, quali l’epatite virale, la salmonella, il colera e alcune tossinfezioni. Ovviamente questo discorso non vale per i molluschi prodotti seguendo le normative vigenti, in allevamenti specifici e controllati, che possiamo assumere in sicurezza. Evitiamo invece quelle situazioni in cui non si conosce la provenienza del prodotto. Un consiglio: Se consumato a casa il pesce deve essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a una temperatura di -18° C, nel congelatore di casa.
(Salute, Humanitas)