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PERCHÉ IL SAPONE PUÒ SECCARE LA PELLE?

Il sapone può seccare la pelle perché, realizzato con grasso e soda o potassa caustica, a contatto con l’acqua sviluppa un pH alcalino che si trova in contrasto con il pH della nostra pelle e può provocare secchezza cutanea ed irritazioni portando anche allo sviluppo di fastidiose dermatiti.

Spiega la dottoressa Alessandra Narcisi, dermatologa dell’ospedale Humanitas. Per questo motivo la classica saponetta non andrebbe usata abitualmente e ripetutamente su viso e corpo, perché il sapone tende ad asportare il naturale film idrolipidico della pelle, ossia la barriera di acqua e grassi che protegge la pelle impedendo agli agenti esterni di penetrare l’epidermide e prevenendo l’eccessiva perdita di acqua dagli strati profondi, e assicurando un giusto grado d’idratazione. In particolare, lavarsi troppo fa male, soprattutto se si usano detergenti aggressivi che sono in grado, come il sapone, di danneggiare il film idrolipidico che la protegge la pelle dagli agenti esterni.

Diverso è invece il cosiddetto Sapone di Aleppo, realizzato con grassi di origine vegetale, che consentono di eseguire una pulizia profonda della pelle e, al tempo stesso, di idratarla. Il Sapone di Aleppo gode di numerose proprietà, tra cui quella antisettica e disinfettante grazie all’olio di alloro, rigenerante e cicatrizzante grazie alla Vitamina E, purificante e tonificante grazie agli antiossidanti contenuti. In commercio ne esistono differenti tipologie con differenti percentuali di olio di alloro, che possono essere scelte in base alle esigenze della pelle.

Anche il sapone di Marsiglia, se puro al 100%, può essere molto utile nei pazienti affetti da dermatiti infiammatorie e negli allergici, perché ha proprietà lenitive e rispetta il naturale pH della pelle. Può inoltre essere utilizzato per l’igiene intima e per lavare gli indumenti a mano o in lavatrice, usandolo direttamente a pezzi nel cestello.

In generale un buon detergente deve rispettare il pH cutaneo e oscillare intorno a valori di 5,5. I detergenti migliori infine sono liquidi, a base di tensioattivi cioè sostanze con proprietà emulsionanti, schiumogene, detergenti, hanno un pH affine a quello della pelle e si risciacquano facilmente. In pazienti con dermatiti infiammatorie o allergici, i detergenti più indicati sono quelli senza profumi o conservanti pericolosi.
(Salute, Humanitas)

La CREMA SOLARE SCADE?Come capirlo per non correre rischi

In mancanza di una data di fine utilizzo, ci sono comunque dei segnali rivelatori per capire che il prodotto è andato a male

Andrebbe usata tutto l’anno
Non appena la stagione calda entra nel vivo, molti di noi si mettono a rovistare nel proprio arsenale beauty alla ricerca della crema solare. Che in realtà sarebbe meglio usare tutto l’anno, anche quando fa freddo (perché i raggi del sole ci sono lo stesso), ma siccome lo fanno in pochi, questo significa che il prodotto in questione è lì inutilizzato da almeno un anno. E a questo punto la domanda sorge spontanea: la lozione solare si può ancora usare oppure è ormai scaduta?

I solari scadono. Punto
Esattamente come i medicinali, anche la crema solare ha una data di scadenza, quindi il vecchio flacone di prodotto di cui sopra potrebbe non essere così sicuro come si potrebbe pensare. E la scritta «da usare entro» riportata sulla confezione è tutto fuorché un semplice suggerimento.

Aumenta il rischio di scottature
«La crema solare indubbiamente scade – e ci sarà sempre la data di scadenza stampata da qualche parte sulla confezione, il che significa che usare il prodotto oltre quella data ne vanifica le proprietà protettive, aumentando inoltre il rischio di scottature». Mai usare una crema solare oltre la data di scadenza.

Se manca la data
Secondo quanto riportato dalla Food and Drug Administration, un prodotto solare mantiene inalterate le sue proprietà per tre anni. Nel caso in cui però sulla confezione non venga riportata alcuna data di scadenza, sarebbe opportuno scrivere la data di acquisto sulla bottiglia, così da sapere quando è il momento di buttarla via.

Attenzione ai cambiamenti (e all’odore)
«Se si porta la crema solare in spiaggia e la si lascia sotto il sole, potrebbe alterarsi e quindi andare a male prima della data di scadenza – ecco perché è indispensabile prestare attenzione a eventuali cambiamenti del prodotto e buttare via tutto se ci si accorge che la crema solare ha un colore o una consistenza diversi oppure anche un odore sgradevole».

La giusta quantità: solo 4 applicazioni
La cosa più importante da ricordare è che per avere una protezione completa dai raggi nocivi del sole, è necessario usare la giusta quantità di crema solare. «Bisognerebbe usare una dose di prodotto pari alla grandezza di un bicchiere di vetro – e ricordarsi di applicarlo nuovamente dopo due ore. Così facendo, non occorre nemmeno preoccuparsi della data di scadenza, perché una confezione di crema solare da 120 ml dovrebbe tecnicamente bastare solo per quattro applicazioni».
(Salute, Corriere)

MASCHERINE CON IL CALDO: i consigli dei dermatologi per aiutare la pelle

Una «convivenza complicata» soprattutto per i pazienti con acne, dermatite, rosacea, che possono peggiorare. Irritazioni specie in chi deve indossarle molte ore

Nonostante diano fastidio a molti, le mascherine restano uno dei presidi fondamentali per limitare la diffusione del coronavirus. Decisive per proteggere sé stessi e gli altri, creano comunque disagio sia nel respirare (ancor di più con l’arrivo del caldo) sia alla pelle, soprattutto a chi già soffre di problemi cutanei. Diverse indagini hanno fatto messo in evidenza un aumento di acne, rosacea, dermatiti e irritazioni varie, sia in pazienti che già ne soffrivano prima e hanno visto peggiorare la loro situazione nelle aree del viso, sia in persone che non avevano mai avuto disturbi. Per aiutare la «convivenza complicata» con questi importanti presidi anti-Covid gli esperti della Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmissibili hanno messo a punto un vademecum con poche, semplici regole utili per arginare i fastidi e aiutare a restituire un aspetto sano a quello che è stato definito «covidface»:
un viso che può invecchiare anche di cinque anni in pochi mesi di pandemia con accentuazione di borse, occhiaie, rughe, pelle avvizzita, sguardo spento.

«Maskne» per chi usa la mascherina molte ore al giorno Oltre alle conseguenze di tipo estetico, a livello internazionale gli esperti hanno iniziato ormai a parlare anche di «maskne», termine che deriva dalla fusione di «mask» (mascherina in inglese) e acne. E con la bella stagione ci si aspetta un aumento di casi, perché il caldo peggiora i disturbi che sempre più pazienti lamentano a livello cutaneo: prurito, bruciori, eritemi, desquamazione della cute. La situazione peggiora se si indossa la mascherina per molte ore al giorno e se si soffre di malattie cutanee preesistenti come l’acne, che pur essendo un disturbo tipicamente adolescenziale interessa il 15% degli adulti, o la rosacea che colpisce più di 3 milioni di italiani. «Studi clinici hanno recentemente evidenziato che indossare mascherine continuativamente e per un tempo prolungato acutizzerebbe l’acne o altre irritazioni della pelle preesistenti o latenti — dice G. Fabbrocini. Il 90% dei pazienti infatti attribuisce il peggioramento di acne e rosacea all’uso della mascherina e un 30% dichiara che la patologia si è slatentizzata o riacutizzata a causa della stessa. L’uso della mascherina per molte ore al giorno determina un’occlusione che può provocare l’alterazione del microbiota cutaneo e quindi del film lipidico».

Più attenzione all’igiene cutanea
Su una cosa tutti i dermatologi concordano: rispetto all’emergenza pandemica che stiamo vivendo, la maskne costituisce un effetto collaterale trascurabile se valuta il rapporto costo-beneficio derivante dall’uso della protezione dall’infezione. Servono solo piccole accortezze, facendo ancora più attenzione all’igiene cutanea e utilizzando i giusti prodotti dermocosmetici che possano aiutare a spegnere l’infiammazione. «Ma le ricadute sulla pelle vanno curate e non sottovalutate, per evitare che si tenda a non indossare la mascherina, fondamentale nella protezione da contagio da Sars-CoV-2. Mi preme sottolineare che dovendo tenere la mascherina sul viso tutto il giorno bisogna fare molta attenzione quando si applicano le creme il cui effetto occlusivo non va tralasciato. Per cui va “calibrata” bene la terapia antiacne, spesso aggressiva, con la routine quotidiana» dice l’esperta. Insomma, è necessario prestare maggior cura nello spalmare la crema utilizzata, massaggiandola bene per farla assorbire prima di mettere la mascherina perché altrimenti si crea una doppia copertura eccessiva, che non consente alla cute di respirare.

I consigli dei dermatologi
Gli esperti nel vademecum appena presentato, consigliano di

  • indossare sempre mascherine certificate CE bianche, in tessuti naturali o anallergici che possano aiutare la pelle a respirare, evitando quelle in tessuti sintetici.
  • Cambiare o lavare con regolarità la mascherina, utilizzando detergenti neutri o prodotti biologici ed anallergici.
  • Cercare di evitare il trucco se si sa di dover portare la mascherina per un periodo prolungato.
  • Prestare la massima cura alla scelta dei prodotti per la routine di pulizia e idratazione: per esempio, la mattina, al risveglio, partire da una detersione mirata con detergenti leggermente più acidi e seboregolatori, ma sempre delicati.
  • Applicare quindi prodotti topici non comedogenici (ovvero che non favoriscano l’insorgenza di punti neri, brufoli e altre impurità) e farli assorbire completamente prima di indossare la mascherina: l’idratazione della pelle è fondamentale, meglio applicare la crema quindi almeno una mezzora prima di indossare la mascherina.
  • Inoltre con l’arrivo dell’estate non si deve dimenticare un filtro solare perché i raggi solari attraversano anche i tessuti.
  • Per prevenire danni tipo abrasioni o irritazione, spiegano i dermatologi, si può usare una medicazione idrocolloide da posizionare sotto le palpebre o sul dorso del naso.
  • Ed è utile fare attenzione all’alimentazione, evitando tutto ciò che contribuisce a «infiammare» (come troppi zuccheri, grassi o alcolici) e se si presentano problemi, o si aggravano le malattie cutanee di cui si soffre, meglio parlarne subito con il medico specialista.

Dermatite e rosacea possono peggiorare
«Le dermatiti possono essere causate per esempio dalla composizione dell’elastico o dalla sensibilità al metallo utilizzato per modellare la mascherina sul naso — spiega Pasquale Frascione, vicepresidente SIDeMaST —. Ma possono essere attribuite anche all’utilizzo non appropriato della mascherina: se la si porta molto a lungo (oltre sei ore consecutive) o si usa più volte la stessa potremmo avere delle reazioni allergiche perché possono essere presenti tracce di cosmetici contenenti conservanti e coloranti. Oppure possono restare attaccati dei detergenti se, una volta lavata, non sia stata ben sciacquata oppure, nel caso sia stata disinfettata con uno spray detergente, non sia ancora asciutta». Anche la rosacea può aggravarsi con l’uso delle mascherine: «Il peggioramento è dovuto a quello che potremmo definire un effetto “occlusivo o di condensa”, destinato purtroppo ad aumentare a causa del caldo, che è il primo nemico della rosacea — conclude Ketty Peris, presidente SIDeMaST —. Il vapore acqueo prodotto dal respiro infatti si trasforma in liquido che non riesce ad asciugarsi (quindi a far respirare la pelle) perché è effettivamente bloccato dalla mascherina. Per questo motivo l’irritazione sul viso compare o peggiora e, poiché in questo periodo le temperature aumentano, cresce anche la sensazione di calore e fastidio. Facile intuire quindi quanto queste condizioni possano portare a un peggioramento della rosacea».
(Salute, Corriere)

LE REGOLE PER LA «GIUSTA» ABBRONZATURA: CREME PROTETTIVE E NIENTE ESAGERAZIONI

Il sole è un vero antistress naturale, stimola la produzione di vitamina D e aiuta in molte malattie, ma un’esposizione eccessiva può avere conseguenze deleterie e provocare effetti cancerogeni


Gli effetti benefici
Dopo mesi di clausura, finalmente possiamo goderci le belle giornate estive,
magari prendendo il sole al parco, in piscina o, per i più fortunati, in riva al mare. L’esposizione ai raggi solari è un toccasana per molti aspetti, ma non bisogna esagerare, pena un rischio maggiore di sviluppare tumori cutanei e non solo. Quali sono i principali effetti benefici che derivano dall’esposizione solare? «Il sole è un antistress naturale. Stimola e regola infatti il rilascio di alcuni ormoni alleati del benessere, come

  • la serotonina, l’ormone del buonumore,
  • le endorfine, sostanze implicate nei meccanismi del piacere e dell’appagamento
  • la melatonina, induttore del sonno.

Quest’ultima raggiunge alti livelli nelle ore notturne e la sua produzione si attiva quando la luce diurna viene meno. Immagazzinando una buona dose di sole durante il giorno, a fine giornata i livelli di melatonina si alzeranno —. L’esposizione alla luce solare è fondamentale anche perché stimola la produzione di vitamina D, necessaria all’assorbimento del calcio a livello intestinale e quindi valida alleata nella prevenzione dell’osteoporosi. Ancora ha effetti positivi su molte malattie cutanee (come dermatite atopica e psoriasi) e persino sull’apparato cardiovascolare, in quanto la pelle foto esposta rilascia ossido nitrico che riduce la pressione arteriosa».

I pericoli
Perché può far male? «L’esposizione continuativa e protratta ai raggi solari ha effetti cancerogeni, favorendo l’accumulo di mutazioni nelle cellule
dell’epidermide e quindi lo sviluppo di tumori cutanei. Il più frequente è il
carcinoma basocellulare, seguito dal carcinoma squamocellulare, che può essere più aggressivo e, nei casi più avanzati, quando non trattato subito, può dare metastasi. L’esposizione intensa ed intermittente, specie in giovane età, è invece implicata soprattutto nello sviluppo del tumore cutaneo più pericoloso, il melanoma. L’esposizione prolungata ai raggi UV è la principale responsabile dell’invecchiamento precoce della pelle, favorendo la formazione di rughe e macchie cutanee».

Quei segnali da non trascurare
Come si riconoscono i tumori cutanei? «Le cheratosi attiniche sono considerate i più importanti precursori del carcinoma squamocellulare della cute, anche se, secondo studi recenti, sarebbero piuttosto la prima manifestazione locale di tale tumore. Si presentano soprattutto sulle aree cutanee fotoesposte, come piccole chiazze asintomatiche, con dimensioni variabili (in media intorno ai 5 mm), di colorito rossastro o, più raramente, brunastro. Di solito la superficie risulta rugosa, con piccole crosticine. Il carcinoma basocellulare si può manifestare con piccole erosioni superficiali, di colore variabile dal rosa al marrone che appaiono soprattutto sul tronco, oppure con lesioni nodulari rilevate e palpabili, più comuni su testa e collo, che nel tempo tendono a sanguinare e a ulcerarsi. Per quanto riguarda il melanoma, più spesso insorge come un neo, con caratteristiche diverse rispetto a tutti gli altri nevi presenti, il cosiddetto “brutto anatroccolo”, e più raramente su un neo preesistente. Le modifiche che possono essere individuate seguendo la regola dell’ “ABCDE”, ovvero il neo sospetto presenta:
Asimmetria di forma,
Bordi frastagliati,
Colore variegato,
Dimensioni sopra i 5 mm in aumento e tende a
Evolversi
,
mostrando in un tempo piuttosto breve cambiamenti di aspetto e dimensioni».
(Salute, Corriere)

PRURITO: QUALI RIMEDI?

«Il prurito è uno dei sintomi più misteriosi della dermatologia. Quando si presenta un paziente con prurito, il dermatologo deve essere in grado di scandagliare tutte le opzioni possibili, al fine di individuarne la causa scatenante e cercarne i rimedi più adatti»

spiega Marcello Monti, responsabile della Dermatologia in Humanitas e docente all’Università degli Studi di Milano. Diverse possono infatti essere le cause che ne sono alla base: «Si va dal vissuto del paziente (stress, ansia), a questioni alimentari (allergie o intolleranze), alla presenza di malattie dermatologiche (dermatiti, eczemi), alla reazione a farmaci intollerati per il trattamento di malattie come ittero, leucemie, linfomi».

Quali sono i rimedi per il prurito?
«Se sospettiamo che all’origine possa esserci una determinata condizione patologica è bene indirizzare il paziente affinché svolga indagini per approfondire la questione e individuare la patologia scatenante il prurito. Se, invece, ci rendiamo conto che all’origine non c’è una patologia specifica, dobbiamo fare il possibile per alleviare il disagio del paziente».

Prurito, evitare le creme a base di cortisone
Diversi sono i trattamenti topici a disposizione. «Tanto per iniziare, è fortemente consigliabile evitare il lavaggio frequente con acqua e saponi di ogni tipo nell’area cutanea soggetta a prurito. Meglio invece utilizzare per lavarsi la soluzione di permanganato di potassio, dalle proprietà astringenti e antipruriginose». Importante è poi applicare creme lenitive per la cute, a base di ossido di zinco e magnesio silicato: «Queste creme hanno duplice azione: lenitiva perché risultano astringenti e antipruriginose, e anti-frizione perché sono in grado di diminuire l’attrito dovuto all’atto del grattamento, che così diventa meno dannoso». Meglio non usare creme a base di cortisone, che può comportare altri problemi (alla pelle e non solo): «Sono suggeriti invece gli antinfiammatori naturali come l’ittiolo solfonato, sostanza che si usa da secoli in dermatologia perché lenitiva e antinfiammatoria o come il catrame minerale che, oltre ad avere una potente azione antinfiammatoria e antipruriginosa, è anche in grado di ridurre al minimo l’ispessimento cui la pelle va incontro quando soggetta a eccessivo grattamento». Se il prurito è stato causato da eventi come punture di insetto o meduse allora si utilizza il cloruro d’alluminio in gel. Un consiglio che vale per tutti? Esporsi al sole: «Possiamo dire, in generale – che una buona azione antipruriginosa viene dal sole, che con i suoi raggi ultravioletti svolge una funzione antinfiammatoria che comporta una diminuzione del prurito».
(Salute, Humanitas)

DOCCIA TUTTI I GIORNI? GLI ERRORI DA EVITARE E LE ISTRUZIONI PER L’USO

Anche un rito apparentemente così banale può nascondere delle insidie. Ma coi consigli del dermatologo è possibile lavarsi nel modo giusto senza rischiare di danneggiare pelle e capelli.

Frequenza e durata
I dermatologi concordano: non ci sono controindicazioni per la doccia quotidiana e questo vale non solo per gli adulti ma anche per i bambini. «La cosa importante è evitare i lavaggi prolungati – raccomanda la dottoressa Cristiana Colonna, Responsabile dell’Ambulatorio di Dermatite atopica del reparto di Dermatologia Pediatrica del Policlinico di Milano – perché più la nostra pelle sta in acqua e maggiore è la perdita di acqua dal corpo verso l’esterno. Di conseguenza, ridurre il tempo di contatto a 5/10 minuti, evita l’effetto secchezza e questa regola è fondamentale soprattutto se si ha la pelle “atopica”, ovvero predisposta alla “dermatite atopica“: in questo caso, a maggior ragione, le docce possono essere sì quotidiane, ma obbligatoriamente rapide, mentre sono da evitare bagni ogni 5/7 giorni ma di 15 minuti». E per chi soffre di eczema un altro consiglio arriva dal dottor Derek V Chan, specializzato in dermatologia medica e cosmetica a New York, che suggerisce «di idratare la pelle entro cinque minuti da che si è usciti dalla doccia, così da aiutarla a trattenere l’umidità».

Temperatura dell’acqua
Una doccia bollente può sembrare rigenerante, in realtà sarebbe meglio una doccia semplicemente calda, dove la temperatura dell’acqua resti al di sotto dei 43°. «Questo perché l’acqua molto calda, ovvero superiore ai 49°, non solo riduce l’umidità della pelle, privandola così dei suoi lubrificanti naturali, ma rischia anche di provocare ustioni di terzo grado». E prudenza con le temperature anche per quanti soffrono di eczema o hanno comunque la pelle sensibile, «perché l’acqua bollente rischia di peggiorare la situazione, scatenando irritazioni e prurito».

Il detergente giusto
La scelta fra sapone e doccia-schiuma è del tutto personale, «a patto che non si abbia la pelle sensibile – perché in questo caso è bene prediligere prodotti detergenti poco o nulla schiumogeni, che sono più delicati per la pelle, mentre chi soffre di dermatite atopica deve optare per detergenti non aggressivi e assolutamente privi di profumo».

Come lavare i capelli
Come regola generale, di solito si massaggia lo shampoo sulla cute e lo si lascia agire per due o tre minuti (che possono diventare da tre a cinque nel caso di uno shampoo medicato, ad esempio un prodotto specifico per la forfora). «Un errore che vedo assai di frequente nei miei pazienti è che molti tendono a massaggiare lo shampoo sui capelli, dimenticandosi però del cuoio capelluto, ma a maggior ragione per uno shampoo medicato, il contatto con la cute è fondamentale per poter agire al meglio».

Esfoliare sì o no?
Premesso che la pelle si esfolia naturalmente come parte del suo processo di mantenimento, in particolari condizioni può però servire un aiuto esfoliante extra. «Per coloro che hanno una pelle iper seborroica, ovvero grassa, o soffrono di acne, l’utilizzo di un detergente scrub a formulazione delicata, da usare una o più volte alla settimana, può risultare molto utile per rimuovere il sebo in eccesso». Meglio invece fare attenzione ai peeling chimici che vengono talvolta prescritti dagli specialisti in caso di acne «perché un’esfoliazione troppo aggressiva può privare la pelle della sua umidità naturale e degli agenti protettivi, lasciandola così più secca e facilmente segnata, nonché maggiormente predisposta ad eczema e infezioni», spiega il dottor Chan. 
(Salute, Corriere)

LA CREMA SOLARE NON SERVE SE LA PELLE È GIÀ ABBRONZATA O SCURA. VERO O FALSO?

Spesso, dopo i primi giorni di mare o le prime ore trascorse al sole, si può cadere nella tentazione di non mettere la crema solare.

Questo perché c’è la credenza secondo la quale la pelle già abbronzata sia “protetta” dalle radiazioni solari e, perciò, non necessita di una crema solare con una protezione adeguata. Sarà vero? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Ylenia Balice, dermatologa e tricologa di Humanitas San Pio X.

FALSO Gli effetti dannosi del sole tendono a manifestarsi con maggior evidenza nei primi giorni di esposizione. Trascorsi i primi giorni, la cute appare abbronzata e i rossori e le irritazioni tipiche delle prime fasi tendono a essere meno visibili. L’abbronzatura è un meccanismo di difesa naturale della pelle dal sole che può fornire una leggera protezione contro le scottature, ma nulla può contro i danni profondi dei raggi ultravioletti. Quindi, anche se la pelle appare ormai dorata, è bene continuare a proteggerla con il filtro più opportuno sulla base del proprio fototipo; infatti chi ha un fototipo chiaro e lentigginoso tende a scottarsi più facilmente, persone con fototipo più scuro si scottano di rado e si abbronzano con più facilità. Le scottature e gli eritemi solari sono solo il segno più evidente e precoce dei danni del sole. Comportamenti scorretti nell’esposizione solare possono determinare però, nel corso della vita, l’insorgenza di tumori della pelle oltre che un fotoinvecchiamento precoce. Il ruolo della crema doposole è invece quello di donare idratazione alla pelle dopo l’esposizione al sole. In molti casi i doposole in commercio contengono anche sostanze ad azione lenitiva e rinfrescante che alleviano la sensazione di bruciore e l’arrossamento dovuto alle scottature. Sono però prodotti che non possono avere alcun effetto benefico sugli eventuali danni provocati dai raggi ultravioletti e quindi non sostituiscono in alcun modo l’applicazione della protezione solare durante la giornata.
(Salute, Humanitas)

COSA SUCCEDE SE SI “ROMPE” UN NEO?

Anche se timore e ansia potrebbero essere le prime reazioni quando si rompe un neo, sia che avvenga a causa di uno sfregamento o per un trauma, non c’è da preoccuparsi che il neo possa trasformarsi in nulla di pericoloso – spiega il prof. Antonio Costanzo, direttore dell’Unità di Dermatologia dell’Ospedale Humanitas.


Infatti un neo non diventa pericoloso quando si rompe, ma può diventarlo e cambiare forma da solo senza alcun apparente motivo. Senza dubbio è decisamente meglio evitare le situazioni che possono favorire più e più volte la rottura di un neo o il suo sanguinamento come può accadere, involontariamente, per attrito con le lenzuola durante la notte, per es. Proteggere il neo, soprattutto se si trova in una posizione a rischio di sfregamento contro i tessuti degli abiti o contro accessori come collane e bracciali, può evitare che il neo si rompa. Se nonostante le precauzioni il neo si rompesse, è consigliabile applicare subito una crema antibiotica per evitare sovrainfezioni che possono mascherare la vera natura del neo traumatizzato. In ogni caso, è opportuno farsi visitare da un dermatologo che saprà determinare se quel neo, indipendentemente dal trauma, è un neo pericoloso e a rischio di melanoma, cioè un tumore della pelle invasivo negli stadi avanzati, che si presenta con la forma di un neo dai contorni irregolari e frastagliati che può cambiare forma e colore. Proprio il colore di un neo che si presenta o diventa più scuro degli altri nei nella stessa zona del corpo, è anch’esso un indicatore che dovrebbe condurre il paziente dal dermatologo per una valutazione approfondita. I nei non pericolosi invece, molto frequenti e talvolta numerosi sulla superficie cutanea, possono comparire anche dopo i quarant’anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di neoformazioni innocue per la salute che si formano a causa di un accumulo di cellule epiteliali che possono formare un neo di colore rosa, marrone chiaro o marrone scuro oppure dello stesso colore della pelle, e di dimensione contenuta che spesso non supera i 2-3 mm.

(Salute, Humanitas)